Quando mi sono sentita mamma per la prima volta

Desiderando diventare mamma da molto tempo, avevo spesso fantasticato su come sarebbe stato stringere tra le braccia per la prima volta il mio bambino, proteggerlo e prendermi cura di lui. Questo mi fa ricordare tre tappe della mia storia di donna e mamma, tre momenti che non possono essere isolati uno dall’altro, perché in tutti e tre mi sono sentita mamma per la prima volta, ma in modo diverso.

Come tutte le donne in cerca di una gravidanza alla prima avvisaglia ho fatto il test. Non ho nemmeno dovuto aspettare i soliti tre minuti, è risultato immediatamente positivo. Pensavo che in quel momento avrei pianto e invece un sorriso si è fatto strada sul mio volto e credo di non aver smesso di sorridere fino alla mattina successiva (come dormire dopo aver appena scoperto di essere incinta??). In quel momento mi sono sentita mamma per la prima volta, ma in modo ancora non veramente consapevole. Il mio bambino era già lì, dentro di me, piccolissimo, e io avevo già iniziato da un paio di settimane a prendermene cura.

Dopo poco più di otto mesi è arrivato il giorno del compleanno di mio figlio, o meglio quello che io speravo fosse il giorno del parto. In realtà dopo tante ore di contrazioni e poi di travaglio, ho partorito un giorno dopo con taglio cesareo d’urgenza. Non è stato facile da accettare, perché io sognavo da tempo di appoggiare al petto mio figlio subito dopo il parto e invece me l’hanno fatto vedere solo qualche secondo, per poi metterlo nell’incubatrice per precauzione. Ma in quel poco tempo in cui i nostri occhi si sono incrociati sono riuscita a dirgli: Ciao Riccardo, io sono la tua mamma! Averlo chiamato per nome per prima, per la prima volta, mi ha fatto sentire mamma.

Dopo otto interminabili ore siamo tornati insieme. Il giorno in cui è nato mio figlio ha dormito praticamente per tutto il tempo, ma quando me l’hanno finalmente portato e l’ho salutato, lui ha aperto gli occhi per l’unica volta in quella giornata. Aveva riconosciuto la voce della mamma e felice si è accoccolato sul mio petto per continuare a dormire sereno. In quel momento sono stata consapevole per la prima volta di essere diventata mamma.

Nei giorni che ho passato in ospedale ho imparato le prime nozioni fondamentali per prendermi cura di lui, come attaccarlo al seno in modo corretto e come cambiare il pannolino. Ho scoperto i pannolini Pampers nel reparto maternità, in un sacchettino a quadretti in dotazione per tutte le culle, con l’occorrente per cambiarlo e per la medicazione del cordone ombelicale. Avevo già cambiato il pannolino ad altri bambini, ma con un neonato mi sono sentita alle prime armi. Il primo cambio infatti non è andato molto bene e il meconio è finito un po’ addosso a me e un po’ nella culla.

Diciamo che nei primi mesi mio figlio aveva il vizio di fare pipì esattamente nel momento in cui toglievo il pannolino sporco e stavo per infilare sotto quello pulito. Se succede anche a voi, fatevi una risata, con il tempo e un po’ di pratica non succederà più!

Inizialmente ho sempre utilizzato i Pampers Progressi, perché la linea gialla che diventa azzurra per indicare la quantità di pipì fatta mi aiutava a valutare se era il momento o meno di cambiare il pannolino. Quando mi sono sentita più sicura sono passata ai Pampers Baby Dry, che hanno il pregio di riuscire a raccogliere una grande quantità di pipì lasciando la pelle del bambino asciutta. Per mio figlio ho sempre scelto i pannolini Pampers sia perché sono i primi che ho utilizzato, sia perché li ho testati in situazioni di difficoltà e non mi hanno deluso.

Nei primi tempi in cui le poppate sono molto frequenti, mio figlio riempiva il pannolino molto velocemente e naturalmente andava cambiato anche di notte. Oltre a svegliarsi per mangiare, sembrava essere allergico alla sua culla: in braccio dormiva sereno, appena lo mettevo giù piangeva.

Una notte si era addormentato subito dopo la poppata, non mi sembrava vero visto non dormivamo da notti, e così l’avevo messo nella culla. E ci era rimasto, dormendo! Peccato che nella beatitudine del suo sonno, appena appoggiato nella culla, avesse fatto la pupu. Da manuale avrei dovuto tirarlo su per cambiarlo, ma mettetevi nei miei panni: settimane insonni con un bimbo in braccio che non vuole stare nella culla, l’unica volta che ci sta lo sveglio per cambiarlo? Credo di non aver fatto nemmeno in tempo a decidere il da farsi e di essere crollata addormentata. Due o tre ore dopo quando si è svegliato per la poppata successiva la culla era pulita, naturalmente il pannolino andava urgentemente cambiato, ma aveva tenuto! Quest’episodio mi aveva convinto a non abbandonare i pannolini Pampers, che sto utilizzando tuttora.

Tranquille non c’è da chiamare il Telefono Azzurro, cambio regolarmente il mio bimbo e non lo lascio sporco per ore! Ma i momenti di difficoltà capitano a tutte le mamme.

Vi lascio segnalandovi il sito internet della Pampers, dove potete trovare qualche informazione utile per la cura del vostro bambino, oltre a scoprire come fare la raccolta punti per vincere i premi (io sto puntando alla casetta da giardino!).